Investimenti fintech: tutto quello che c’è da sapere

L’innovazione tecnologica, applicata ai servizi finanziari, rappresenta una possibilità di investimento che non deve essere trascurata. Vediamo allora cosa si intenda nel dettaglio con il termine Fintech, e perché conviene investire in questo settore.

 

Fintech, una definizione

Prima di passare in rassegna le possibilità di investimenti fintech, è necessario definire in modo chiaro proprio il termine fintech. Financial Technology, in italiano tecnofinanza. Ogni volta in cui si ha innovazione finanziaria attraverso innovazione tecnologica si ha a che vedere con la fintech. Una innovazione, si specifica, che può concretizzarsi in nuovi:

  • modelli di business
  • processi
  • prodotti
  • operatori di mercato.

La fintech è quindi sinonimo di innovazione applicata ai servizi finanziari, e porta gli investitori nel cuore della digital transformation. E proprio grazie alla digital transformation banche, finanza tradizionalmente intesa e utenti possono beneficiare in termini di:

  • velocità dei servizi, grazie anche al settore IT
  • semplicità dei servizi, perché la finanza cosiddetta digitale è concretamente alla portata di clic
  • flessibilità, uno dei tratti distintivi della tecnologia a favore dell’utente
  • risparmio di risorse e di tempo.

 

Settore fintech, il più dinamico tra i mercati emergenti

La dinamicità delle società fintech è dimostrata dagli investimenti che queste società riescono ad attrarre. In questo senso, il 2021 è stato un anno caratterizzato da numeri elevati. Negli ultimi report si indica un monte complessivo di investimenti pari a 121,5 miliardi di dollari su scala globale, per un fatturato di 143 miliardi di dollari.

Le società fintech, ovvero le startup innovative che si trovano in un simile contesto di crescita, possono essere prese in considerazione per investimenti, da inquadrare certamente a lungo termine, con un ROI (ritorno di investimento) di sicuro interesse.
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L’indagine fintech della Banca d’Italia

La centralità della fintech è oggetto di indagine e studio da parte della Banca d’Italia. A partire dal 2017 infatti la Banca d’Italia svolge su base biennale una indagine conoscitiva sulla fintech.

Si tratta di una indagine capillare, che coinvolge il sistema bancario italiano nella sua interezza, ovvero 59 gruppi bancari. Fanno parte di questa indagine ulteriori 53 banche che non appartengono al gruppo, senza dimenticare 51 intermediari non bancari.

I dati che emergono dall’ultima indagine, riferibile al primo trimestre del 2021, raccontano di una spesa per gli investimenti in fintech per un importo complessivo di 530 milioni di euro. Questo importo viene riferito al biennio 2021 – 2022.

A questi numeri, che in qualche modo certificano ulteriormente la crescita del settore fintech, vanno aggiunti anche i luoghi. Circa un terzo delle imprese che operano nella fintech si trova all’estero, con una prevalenza dei Paesi dell’Unione Europea, seguiti dall’America del Nord e dalla Inghilterra.

Queste imprese si occupano, per indicare alcuni esempi, di:

  • Intelligenza Artificiale
  • big data
  • applicazione web
  • applicazioni mobile
  • automazione robotica dei processi
  • piattaforme di open banking.

Con il termine open banking si indica un sistema bancario a dati aperti. Per mezzo del consenso del cliente, le banche condividono con società terze le informazioni finanziarie per lo sviluppo di prodotti oppure servizi innovativi.

 

Perché investire in fintech

L’industria finanziaria è quindi in evoluzione, a tutto vantaggio non solo degli operatori finanziari, ma soprattutto dell’utente finale. Il bisogno di offrire servizi sempre più vantaggiosi giustifica, per così dire, una ricerca di investimenti sempre più ampia. Una ricerca che può riguardare, come si vedrà a breve, anche i piccoli investitori.

La digital transformation è il tipico caso di disruptive innovation. Questo termine indica l’innovazione e, più in generale, la tecnologia innovativa che riescono a creare una “azione di disturbo” rispetto ad una tecnologia dominante. Si tratta di una forma di competizione che tende a configurarsi in un vero e proprio circolo virtuoso: le società fintech gareggiano sul terreno dell’innovazione e le istituzioni, in questo caso finanziarie, sono costrette ad adeguarsi.

Investire in fintech vuol dire entrare in un settore che si sta specificando, e che attualmente arriva a comprendere anche:

    • la regtech, ovvero la tecnologia che affianca le aziende affinché siano operative nell’industria dei servizi finanziari rimanendo nel solco delle leggi e della regolamentazione
    • l’insurtech, un altro settore interno della fintech che raccoglie tutta la tecnologia in grado di migliorare e semplificare la performatività del settore assicurativo
    • l’inclusione finanziaria, che consiste in tutte le soluzioni poste in essere dalla fintech per garantire servizi più accessibili a soggetti svantaggiati e con basso reddito, soggetti che possono patire un accesso limitato ai principali servizi finanziari
    • gli smart contract, software per eseguire contratti tra venditori e acquirenti automaticamente.

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Prodotti e servizi del comparto fintech

I servizi tecnologici declinati in contesto finanziario si rivolgono potenzialmente a chiunque. Di seguito, un elenco ragionato di servizi che le società fintech possono fornire ai propri utenti:

  • mobile payment, che si verifica tutte le volte in cui servizi (ma non i contenuti digitali) e beni sono acquistati e pagati con uno smartphone. L’acquisto può avvenire a distanza oppure in prossimità (remote, proximity)
  • servizi di gestione per budget familiare, perché la contabilità familiare può avere una analisi dei costi e dei guadagni complessivi in modo più semplice e co-gestito, ed è possibile l’ottimizzazione dei risparmi e l’eliminazione degli sprechi
  • chatbot, programmi che permettono agli utenti di interagire con un software come se stessero parlando con un altro essere umano. Questo tipo di conversazioni possono essere sia scritte che parlate, come accade ormai con diversi home device. Si tratta, nello specifico, di Intelligenza Artificiale conversazionale
  • prelievo cardless, ovvero una funzionalità avanzata che permette ai clienti degli istituti di credito di prelevare ad un ATM, uno sportello automatico, del denaro contante senza dover necessariamente ricorrere alla carta di debito, in altri termini il bancomat. Basta utilizzare l’app dedicata e l’OTP (one time password), la password “usa e getta” per effettuare il prelievo
  • finanziamento partecipativo, un tipo di investimento innanzitutto non legato all’andamento dei mercati, e che permette di diversificare i propri investimenti in più progetti e con importi piuttosto contenuti, come 10.000 euro.

 

Investimenti fintech con l’equity crowdfunding

La tecnofinanza ha a che vedere, si aggiunge, anche con le criptovalute, un tipo di valuta digitale, e con le tecnologie che riguardano la blockchain, un registro di contabilità immutabile e condiviso per la sicurezza e la tracciabilità di transazioni e beni.

Le soluzioni tecnologiche quali pagamenti digitali o app per servizi bancari possono vedere la luce anche grazie al contributo di piccoli e medi investitori. È il caso dell’equity crowdfunding, strumento che fa parte della galassia fintech e, allo stesso tempo, possibilità che le startup innovative e le PMI hanno di raccogliere capitale grazie al quale sviluppare la propria idea di business, i propri prodotti e i servizi.

Il meccanismo che permette l’investimento è presto detto: il privato si registra su piattaforme dedicate, e vigilate dalla Consob, passa in rassegna le campagne per il finanziamento di una idea o un progetto innovativo e sceglie l’importo con il quale fare il proprio investimento.

Un investimento dal basso, quindi, per mezzo del quale l’investitore può partecipare, in base alla quota di capitale investito, alle decisioni strategiche della impresa ad alto potenziale, e diventare parte attiva del settore dell’innovazione tecnologica applicata ai servizi finanziari.
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