PIR, investire nei Piani individuali di risparmio: vantaggi e alternative

I PIR – piani individuali di risparmio – continuano a far parlare di sé, ma molti investitori ancora non conoscono questi strumenti. In Italia presentano un format particolare, caratterizzato da interessanti benefici ma anche da rischi

 

I piani individuali di risparmio (PIR) sono degli strumenti d’investimento che hanno l’obiettivo di indirizzare il risparmio verso le PMI (piccole e medie imprese) italiane e stimolare così l’economia nazionale. Lo schema segue quello già sperimentato in altri paesi europei dove sono disponibili prodotti simili. Vediamo meglio come funziona.

In pratica, un PIR è un contenitore che può assumere molte forme (fondi comuni PIR compliant, conti titoli, gestioni patrimoniali) e includere diversi prodotti finanziari (azioni, obbligazioni, ETF, depositi e conti correnti).

Tuttavia, il piano deve destinare almeno il 70% del capitale in società situate in Italia o nello Spazio economico europeo (SEE) ma con presenza in Italia. Inoltre:

  • Almeno il 25% di tale quota (ovvero il 17,5% del totale) deve essere investito in strumenti emessi da società quotate non comprese nell’indice FTSE MIB di Borsa Italiana o in un equivalente indice estero;
  • Almeno il 5% (ovvero il 3,5% del totale) deve essere investito in titoli a bassa capitalizzazione, ovvero società a capitalizzazione di mercato relativamente bassa non incluse negli indici FTSE Mib o FTSE Mid Cap.
  • L’importo investito in un singolo emittente non deve superare il 10% dell’importo aggregato (ciò vale anche per gli strumenti liquidi quali conti correnti e depositi, che insieme non possono superare il 30% del capitale investito).
  • Un’altra novità introdotta dalla Legge di Bilancio 2019 è che i fondi pensione e le casse previdenziali non possono investire più del 10% del loro patrimonio complessivo in gestione in uno o più fondi PIR.

Questi strumenti racchiudono quindi elementi finanziari e potenziali elementi di economia reale, aiutando le PMI italiane, meno strutturate ma meritevoli di ricevere capitali oper potenziare la propria corporate strategy. Tuttavia, se un investitore volesse investire direttamente in startup e PMI a sua scelta, dovrebbe utilizzare un’altra modalità d’investimento, ossia l’equity crowdfunding.

Il PIR, a livello temporale, è generalmente considerato uno strumento di risparmio a lungo termine, con un orizzonte di almeno cinque anni.
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Quando un PIR viene definito “conforme”?

Un PIR definito “conforme” è semplicemente un investimento che soddisfa contemporaneamente le condizioni previste dalla normativa di settore, ovvero:

  • L’investimento non supera i € 3.000 all’anno
  • L’investimento totale non supera i € 150.000;
  • Nessuno degli strumenti finanziari e delle disponibilità liquide costituenti l’investimento dell’emittente supera il 10% dell’investimento complessivo;
  • Almeno il 70% degli investimenti è concentrato in investimenti definiti “qualificanti”, comprendenti titoli e strumenti di proprietà di società italiane o europee con sede e stabile organizzazione nel nostro Paese.

 

Come investire in PIR

Il PIR si applica solo agli investimenti effettuati da persone fisiche al di fuori delle attività commerciali. La soglia minima di investimento è di 500 euro, mentre la soglia massima per le agevolazioni fiscali è di 30.000 euro annui per ciascuna persona fisica.

In particolare, investendo in PIR si ha accesso a interessanti vantaggi fiscali. Per esempio non dovete pagare inizialmente l’imposta sulle plusvalenze del 26%. Ma attenzione: i redditi e le plusvalenze da capitale sono esentasse se (e solo se) gli investimenti vengono detenuti per almeno 5 anni (con la possibilità di continuare ad investire anche dopo tale periodo).

Ogni PIR è inoltre esente dall’imposta di successione, agevolazione precedentemente riservata solo alle polizze vita e ai titoli di Stato.

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PIR: il caso particolare dell’Italia 

Con il PIR, in sostanza, il legislatore propone uno sconto per incentivare i risparmiatori a investire nel lungo periodo. Esistono strumenti di questo tipo in tutta Europa, ma solo in Italia sono disponibili agevolazioni fiscali a condizione che i risparmi siano investiti con vincoli come quelli sopracitati.

Inoltre, solo in Italia, è sospeso il beneficio fiscale per la vendita anticipata di un pacchetto di azioni. Generalmente l’investimento a lungo termine è considerato di gran lunga l’opzione migliore, tuttavia legare i risparmiatori a una specifica strategia “promozionale” è una modalità che è stata più volte criticata.

Alcuni consulenti finanziari ritengono inoltre che vi siano degli elementi da tenere a mente prima di avviare un PIR. In primis non offrono una diversificazione geografica degli investimenti, assoggettando i capitali alle eventuali turbolenze del sistema Italia, senza la possibilità di passare ad altri settori se necessario.

Al rischio geografico è associato un rischio specifico dovuto alla presenza nei portafogli di strumenti emessi da società italiane di piccola e media capitalizzazione. Questi strumenti sono spesso molto illiquidi.

 

Questo non significa a priori che siano investimenti giusti o sbagliati, perché ogni investimento dipende dal profilo di rischio e dagli obiettivi personali di ciascun investitore. È inoltre importante notare che gli incentivi fiscali sono associati a una durata dell’investimento di almeno 5 anni, perciò se un investitore vuole fare speculazione nel breve termine è meglio che utilizzi altri strumenti. 

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